Agamben in Argentina: dallo stato di eccezione al governo neoliberale

Abstract

La ricezione delle opere di Agamben in Argentina è stata ampia e variegata. Ciononostante, Agamben è stato discusso principalmente per quanto riguarda il dibattito sulla biopolitica. La mia ipotesi è che questo si debba al fatto che la sua archeologia del politico ci offre un?interpretazione audace e plausibile delle strutture giuridiche, teologiche e ontologiche che hanno operato come condizione di possibilità di alcuni dei processi politici e sociali di cui siamo stati testimoni negli ultimi decenni. Cioè: 1) lo stato di eccezione e il terrorismo di stato; 2) la scissione tra zoé e bíos, il campo di concentramento e la soggettivazione etica del testimone, che deve testimoniare l?intestimoniabile; 3) l?implementazione della governamentalità (neo)liberale della quale Agamben sviluppa una genealogia attraverso lo studio dell?articolazione bimillenaria tra oikonomia e gloria. Nelle pagine che seguono, vorrei soffermarmi sul modo nel quale i due poli della macchina governamentale di cui ci parla Agamben, e cioè, sovranità e governo, produzione e gestione della nuda vita, si sono articolati in maniera decisiva in Argentina permettendo di decidere sugli homines sacri dal punto di vista politico e di gestire le vite attraverso il governo neoliberale. In questo quadro, far morire, far vivere e ?far sopravvivere?, espressioni tramite cui Agamben caratterizza la biopolitica moderna, entreranno in una zona di indistinzione.